MAIL ORDER LIST All prices are in UK pounds and do not include postage. Cheques /Postal orders accepted in the UK. Overseas customers can pay by cash in registered.Il grindcore è sempre rimasto ai margini delle musiche estreme, a causa di proposte spesso e volentieri così oltranziste da allontanare anche gli ascoltatori più. Gli Speciali di Onda. Rock : : Storia del rock. Il grindcore è sempre rimasto ai margini delle musiche estreme, a causa di proposte spesso e volentieri così oltranziste da allontanare anche gli ascoltatori più smaliziati. Cercando di infrangere i pregiudizi che attanagliano anche gran parte della critica odierna, il seguente articolo ha esaminato (collocandoli in successione cronologica) alcuni dei lavori più importanti, belli, interessanti, rivoluzionari del genere, muovendosi tra ortodossia, contaminazioni e qualche eresia. In ogni caso, quella che segue non è una vera e propria "storia del grindcore" (e nemmeno voleva esserlo!), quanto lo scritto di quello che si ritiene essere innanzitutto un appassionato. Un appassionato che, con la forza delle parole, ha cercato di trasfigurare l'epopea di uno dei generi più radicali dell’universo rock, codificato per la prima volta dai Napalm Death nel lontano 1. Earache Records pubblicava l'epocale Scum, di cui potete leggere nella sezione "Pietre Miliari". On vous propose de venir vous détendre avec nous le temps d'une soirée, que se soit pour faire une pause pendant vos révisions, de souffler après les examens, ou. Dala - Everyone Is Someone (Campus Music) Amanda Walther and Sheila Carabine may have released three albums in the past four years, but chances are they'll be totally. . w account security info april 99 right education comment net national co real. say america feb maps canada sun person box again items says ca document 38. In quella sede, si delineano anche i primi passi del genere, nato da una una radicalizzazione del punk- hardcore e di alcune delle varianti più esasperate del thrash- metal. Ma prima di srotolare la lunga matassa della memoria, rievochiamo, insieme con Giulio the Bastard (storico leader e voce dei Cripple Bastards, alfieri del grindcore italiano), l'atmosfera in cui germogliò la fase primordiale del grindcore. Del più veloce e oltranzista possibile. Una delle immagini più paradossali che ho dei primi tempi in cui mi sono avvicinato al grindcore si allaccia a una leggenda metropolitana che voleva che alcuni componenti di un gruppo di allora si trovassero spesso sotto a un ponte della ferrovia e, nel momento in cui passava il treno, si mettessero a pogare come dei forsennati, perché lo sferragliare assordante delle rotaie che sentivano sopra le loro teste era il rumore che li esaltava. Da una vecchia intervista ai Cripple Bastards: Identificarsi in uno stile musicale ed espressivo che per una serie di coincidenze esplode nello stesso periodo in cui ti stai avvicinando, non solo alla scena underground, ma alla semplice percezione delle tue necessità a livello di ascolti e relativo immaginario.. Questo in sintesi è stato il mio approccio al genere di cui si sta per parlare. Così, piombando in un periodo in cui sia il punk che il metal stavano dirottando verso una fase di stallo e digressione, perché già quasi tutto era stato scalpellato, provato e rimodellato negli anni precedenti, arriva una generazione che, stanca della sloganizzazione del Punk (di cui, comunque, conserverà rabbia e nichilismo) e annoiata da un Metal sempre più tecnico, punta a risemplificare il tutto, così come era avvenuto alle origini, scagliando riff, ritmiche, livelli di distorsione e via discorrendo nel tritacarne assurdo "del più veloce e oltranzista possibile", moltiplicato all'ennesima potenza. Alle origini di tutto c’è una cerchia ristretta di ascoltatori tape- traders, ai margini delle diverse scene locali, le classiche mosche bianche frustrate da qualsiasi rapporto sociale o parvenza di collettività. Nella loro solitudine, questi “pionieri” selezionavano, tra demotape e articoli sparsi su fanzine, quanto di più estremo e oltranzista ci potesse essere allora a livello musicale, non solo in quanto appassionati ma anche in qualche modo per terrorizzare, per conquistarsi l'isolamento tramite l'aberrazione sonora. Su un terreno del genere, nasce “chi è ancora più avanti” e prova non solo a riprodurre in sala prove il concentrato di quella scrematura, ma a dargli, al netto del nonsense, anche una sua metodica, cercando di estremizzarlo ulteriormente. Non esistendo ancora il termine Grind, potevi chiamarli "ultra- hardcorers" o "death- thrashers" esasperati. Stavano confinati negli angoli più remoti della loro cerchia. Devastati mentali il cui raggio di ascolti si restringeva a Heresy, Septic Death, Lärm, Siege, Cryptic Slaughter per quanto riguarda il versante HC, e Wehrmacht, primi Sadus, Genocide/Repulsion, alcuni demo di Death e Hellhammer, per quanto riguarda l'ossatura Metal di tutto il discorso (si dedurrà, poi, ascoltando Scum). Chi aveva una ‘zine nel settore e/o poteva permettersi di sconfinare ancora più dentro la nicchia, tra contatti e ricercatezze negli scambi in cassetta, riusciva ad estendere le proprie conoscenze a mosche bianche come Rapt, Neos, Deep Wound, Hellhouse, NYC Mayhem, Revenge Of The Whores, Crab Society, Cyanamid, Arch. Enemy (Usa), Brigada Do Odio e così via. Questi gli ascolti che hanno messo le prime radici per il Grindcore, almeno fino al 1. In seguito, sulla scorta di queste basi e in un calderone di genialità, frustrazioni e il solito impulso di rompere determinati schemi, altre band riuscirono a dare un non- stile al tutto. Il mio approccio al grindcore risale a quando non era stato ancora etichettato. Ricordo la ricerca spasmodica di ascolti sempre più violenti, veloci e ossessivi. Poi, una volta imbracciati gli strumenti, lo scopo fu quello di suonare a livelli di annichilimento sonoro oltre l'auto- distruttività. Quasi una proiezione abortale di quanti, cinque o sei anni prima, si erano goduti l'esplosione del Punk/Hardcore, la sua rabbia e la sua ventata di novità, franando poi nel crossover e nella sua crisi, tra pipponi- politici e quant’altro. La batteria a sfasciamento dei polsi, chitarre a interferenza- radio distorta, urla da devastazione delle corde vocali, demo da pochi minuti con centinaia di pezzi. E tutto quello che in sala prove o su un palco potevi fare per aggredire e annientarti il più rapidamente possibile… (Giulio the Bastard - Cripple Bastards) ***CARCASS - Reek Of Putrefaction (1. Inghilterra)Prima di essere sostituita con una immagine meno offensiva (a detta della censura inglese), la copertina del disco d’esordio dei Carcass rappresentava una perfetta controparte figurale della musica del quartetto di Liverpool, con il suo collage di pezzi di cadaveri mutilati. Una scelta non casuale, visto che Jeff Walker (voce e basso), Bill Steer (voce e chitarra) e Ken Owen (batteria) si erano appassionati all’universo medico dopo aver sfogliato un manuale di patologia. Se, quindi, il grindcore dei Napalm Death era profondamente politicizzato, con evidenti retaggi anarchici (non si dimentichi che, per il tramite dei Discharge e degli Amebix, la band di Birmingham era legata anche il movimento anarcho- punk), quello dei Carcass, con il suo malsano immaginario medico, finirà per orientarsi in una direzione più claustrofobica e splatter- horror, per cui si conierà il termine “gore- grind”, dove il sostantivo “gore” indica il sangue coagulato. Dopo aver partecipato all’avventura rivelatrice di Scum, Steer e Walker si concentrarono sulla scrittura del loro disco d’esordio, rifinendo alcuni brani già apparsi sul demo “Flesh Ripping Sonic Torment”. Registrato in soli quattro giorni, Reek Of Putrefaction (numero 6 nel catalogo Earache) è il mattone fondamentale nella costruzione della cattedrale goregrind, un disco ostico e maledetto, calato in un’atmosfera macabra e plumbea, “rovinato” (è questo il termine usato dallo stesso Steer) dalla pessima produzione di quell’ “idiota” [cit.] di Mike Ivory. Un altro ingegnere del suono, Paul Talbot, cercò di metterci una pezza, ma quello che si ascolta è sempre un suono saturo in cui frequenze alte e frequenze basse sono bilanciate davvero in modo indecoroso. E, tuttavia, proprio la produzione (con il suo gioco anarchico di pitch shift) finì per rendere queste tracce ancora più blasfeme e terrificanti, con bassi che prorompono improvvisi da torridi grovigli di caos armonici, assoli di chitarra (accordata in Si) che scivolano nelle orecchie come lame affilate e voci talmente alterate (quella aspra di Walker, quella gutturale di Steer e quella più distorta di Owen) da risultare indecifrabili. Incorniciata dal fangoso e subatomico olezzo dello strumentale “Genital Grinder” e il vorticoso e disturbante incedere di “Malignant Defecation”, la scenografia imbastita dai Carcass in questi solchi diventa l’epitome del ripugnante in musica grazie a luride composizioni quali “Maggot Colony”, “Pyosisified (Rotten To The Gore)” (uno dei momenti strumentalmente più creativi, tra dinamiche imbizzarrite, torridi schianti armonici e un’alternanza di parti più lente e parti più veloci), l’incubo primitivo di “Carbonized Eye- Sockets” e quelli orrorifici di “Vomited Anal Tract” e “Psychopathologist” (sfiancate da un fulmineo guizzo elettrico), le dinamiche discordanti di “Fermenting Innards” ed “Excreted Alive”, i retaggi thrash- death di “Suppuration”, “Splattered Cavities” e, soprattutto, “Burnt to a Crisp”. Alle liriche, il compito di tradurre in parole lo scempio dei suoni e delle frequenze sballate: The rotting corpse lies on a mortuary slab / Pus starts to burst from each visceral scab / Body temperature drops, bone seizure takes place / As the discharge oozes from the boils on the face (da “Suppuration”); o, ancora, con maggior cura per i giochi d’assonanza: Pyosis mucolysifies malignant mucocoeles / Pustules endocrinating disseminated mortified cells / Flesh punctuated by cancerous pustules / Burning your face with formicating papules (da “Mucopurulence Excretor”). Alla fine dell’anno, John Peel piazzò Reek Of Putrefaction in cima alla sua playlist, benedicendo l’inizio della leggenda Carcass. Qualche anno dopo, in un’intervista rilasciata ad una rivista tedesca, così i tre ricorderanno la gestazione della loro prima fatica discografica: “L'album semplicemente non era competitivo in termini di suono, ma abbiamo comunque ricevuto un sacco lettere di apprezzamento e, alla fine, moltissime persone finirono per comprare il disco. Al di là di tutto, questa fu per noi la prova che eravamo sulla strada giusta. Quindi, non è tanto la confezione quanto la qualità di un prodotto a fare la differenza.
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December 2016
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